Report Convegno 18 novembre “Sport al femminile: le Donne di Sport raccontano la loro esperienza”

News

Venerdì 18 novembre, presso il Salone d’Onore del CONI, si è tenuto il convegno “Sport al femminile: le Donne di Sport raccontano la loro esperienza”: si è trattato del primo evento in presenza organizzato in collaborazione tra le quattro Associazioni Benemerite SCAIS, Special Olympics Italia, Panathlon Distretto Italia e UNVS, che già da tempo lavorano su progetti comuni.

Il convegno è iniziato con i saluti dei Presidenti delle quattro Associazioni, che hanno brevemente introdotto il tema dell’incontro, sottolineando quanto fosse significativo per loro essere lì tutti insieme. Ogni raggruppamento ha poi presentato le proprie testimonial che, riunite attorno ad una tavola rotonda, hanno raccontato ai presenti le proprie esperienze di vita e sport.

Per il Panathlon la Consigliera Prof. Adriana Balzarini ha coordinato gli interventi di Francesca Porcellato, Lucia Mitidieri e Michela Marano.

La prima non ha bisogno di presentazioni: la plurimedagliata atleta paralimpica, nota come la Rossa Volante, ha raccontato di come, dopo avere perso l’uso delle gambe a causa di un incidente occorsole all’età di soli diciotto mesi, ha trovato la sua strada nel mondo dello sport. Ha intrapreso la via dell’atletica paralimpica all’età di sedici anni, dimostrando fin da subito doti straordinarie in numerose discipline. Ha partecipato per ben dieci volte ai Giochi Olimpici, vincendo quindici medaglie. Lo sport le ha consentito di avere una vita piena e soddisfacente, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare fin da piccola.

Hanno poi preso la parola Lucia Mitidieri e Michela Marano, due giovani esponenti del Panathlon Junior Club di Roma. La prima ha raccontato la sua esperienza sportiva nella corsa, mentre la seconda, che fa l’allenatrice di calcio, ha sottolineato come la presenza femminile nel mondo del calcio sia ancora percepita come una stranezza.

Ha preso poi la parola il secondo gruppo: Alessandra Palazzotti, Direttore Nazionale di SOI, ha raccontato di come Special Olympics stessa sia nata per iniziativa di una donna, Eunice Kennedy, la sorella del Presidente Kennedy, per promuovere ideali quali l’inclusione e le pari opportunità.

È stato poi il turno di Stefania Cardenia, Direttore Regionale Lazio SOI: la sua carriera è iniziata 45 anni fa nella periferia di Roma, per far fare sport nel quartiere in cui si era trasferita con la sua famiglia. È stata l’unica dirigente donna per molto tempo, ma in Special Olympics ne ha trovate tantissime, perché i figli con difficoltà solitamente vengono gestiti principalmente dalle mamme.

Francesca Gelardi, mamma di Federico ragazzo autistico, atleta SOI, ha invece raccontato di come lo Sport sia stato estremamente importante per la crescita del figlio: dopo che gli è stato diagnosticato l’autismo all’età di due anni, Federico ha iniziato a praticare nuoto. Inizialmente ci sono state grosse difficoltà perché gli istruttori non lo sapevano gestire; successivamente però Francesca ha conosciuto, tramite passaparola, la realtà di Special Olympics e finalmente ha trovato la giusta dimensione per suo figlio: oggi riesce a fare anche attività con normodotati e non si sente diverso, soprattutto riesce finalmente a gestire le emozioni.

Stella Vernole, coach che gestisce lo sport unificato, ovvero praticato in contemporanea da atleti con disabilità e normodotati. Collaborando con Special Olympic, ha imparato che la vittoria non va intesa come primato fine a sé stesso ma come vittoria personale. Ha cercato di diffondere questo concetto anche attraverso la sua attività di insegnante: la scuola deve essere aperta a tutti e diventare più inclusiva, per questo ha dato vita a progetti che coinvolgano tutta la classe e che promuovano una visione globale dello sport senza barriere.

Infine ha preso la parola Demetra, che ha 27 anni e da 14 anni sta in Special Olympics: a causa di problemi alla nascita, ha sviluppato un’emiparesi sinistra. Special Olympics le ha dato tantissime opportunità come viaggiare, imparare l’inglese, acquisire maggiore autonomia, parlare in pubblico senza timore. Questa meravigliosa ragazza ha portato un forte messaggio ai presenti in sala, ovvero che con lo sport è possibile superare ogni ostacolo.

Il terzo gruppo di relatrici è stato quello portato da SCAIS, presentato dal Presidente Dario Bugli: Alessia Pieretti, ex atleta nazionale di pentathlon moderno, ha gareggiato ad alto livello dal 1994 al 2011, vincendo numerose gare e medaglie; ha poi intrapreso la carriera di dirigente sportiva, arrivando a diventare Vicepresidente CONI Lazio nel quadriennio 2017-2021, ed è poi passata alla politica, per diffondere anche in questo settore le buone pratiche apprese nel corso della sua vita sportiva. Attualmente è Consigliere per la Città Metropolitana di Roma.
Ha molto sofferto la fine della sua carriera da atleta, ma ha avuto la forza di convogliare le sue energie nello studio, ponendosi nuovi obiettivi ed arrivando a raggiungerli. È la dimostrazione di come per una donna sia oggi possibile realizzarsi a 360°, seppure non senza difficoltà.

È seguito poi l’intervento in tandem di Stefania Montagna e Manuela Tremante. Le due, su iniziativa di Stefania, ex azzurra nel nuoto sincronizzato, hanno dato vita per la FIN ad un corso di avviamento a questa disciplina, preparando delle bambine che sono poi approdate anche alle Olimpiadi. Manuela, che poi è diventata psicologa, tutt’ora gareggia nei campionati Master di Nuoto ottenendo eccellenti risultati. Stefania invece fa l’architetto, ma non ha abbandonato il mondo dello sport, in quanto si dedica agli impianti sportivi: in particolare ha fortemente voluto e portato a termine nel 2011 la ristrutturazione del Complesso Olimpico dei Tuffi dell’Acqua Acetosa, dopo l’incendio che ha distrutto l’impianto nel 1992.

Si è trattato di due testimonianze forti di come lo sport aiuti ad avere una direzione nella vita e spinga le persone ad andare oltre i propri limiti.

Ultimi testimonianza del gruppo è stata quella della Dott.ssa MariaVita Ciccarone, ginecologa e fondatrice dell’Associazione Gemme Dormienti che aiuta le donne che sono state sottoposte a terapie invasive in giovane età, che ne hanno compromesso la fertilità, a conservare i propri ovuli. Il tema trattato era in apparenza un po’ slegato dagli altri, ma anche in questo caso non è mancato un collegamento con il mondo dello sport in quanto l’associazione, lo scorso maggio, ha dato il via all’iniziativa “Giro di Boa” attraverso il quale dieci associate a Gemme Dormienti hanno avuto l’opportunità di vivere un’esperienza di quattro giorni a bordo del brigantino Nave Italia, in un clima sicuro ed inclusivo, che le ha avvicinate al mondo della vela in uno spazio e un tempo pensati per rigenerare la propria sfera emotiva. Anche in questo caso lo sport si è dimostrato un efficace strumento di sostegno per persone che affrontano momenti di difficoltà nella vita.

L’ultimo gruppo ad intervenire è stato quello dell’Unione Veterani dello Sport, diretto con taglio giornalistico dal Segretario Generale Prando Prandi.

La prima testimonianza è stata quella di Patrizia Angelini, giornalista del tg1, fortemente impegnata nella lotta contro le molestie di cui spesso le giovani atlete sono vittime, tanto da costituire e diventare Presidente dell’“Osservatorio Nazionale Anti molestie”, organo di prevenzione del fenomeno che coinvolge le Federazioni Sportive e le famiglie delle atlete.

Si è passati poi ad una bella storia di famiglia con Martina Rita Caramignoli, campionessa di nuoto che ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo ed ha vinto la medaglia di bronzo nei 1500 ai Campionati Europei di quest’anno, svoltisi proprio a Roma, e suo padre Ottavio. La sua è stata una

vita di sacrifici: ha lasciato Rieti a quindici anni ed è venuta da sola a vivere a Roma. Il papà ha protetto la figlia e l’ha accompagnata in tutte le sue esperienze, dandole tanta forza. Martina ha a cuore un importante messaggio: non si deve mai mollare nonostante le difficoltà.

Altra toccante testimonianza è stata quella di Rosalba Forciniti, la prima atleta calabrese ad aver vinto una medaglia olimpica. Ha iniziato a fare judo all’età di 8 anni. Oggi è un tecnico. Lo sport ha sempre fatto parte della sua vita, le ha dato apertura mentale e direzione. È venuta a vivere a Roma da sola a quattrodici anni; per lei il distacco dai genitori è stato molto difficile, ha avuto delusioni ma le ha superate grazie alla sua determinazione e al supporto della sua famiglia, che l’ha incoraggiata molto, educandola alle rinunce. Il judo per lei è stato un maestro di vita.

Ultimo intervento è stato quello di Maurizio Amato, atleta e tecnico di karate, oltre che papà di Carolina karateka anche lei. A sua figlia insegna che lo sport va sempre e comunque vissuto come un gioco in cui divertirsi. Ai genitori dei suoi allievi cerca di far capire che non devono prevaricare sui figli, con i propri desideri di successo e vittoria. Toccante la lettera finale della figlia al papà, che ha ringraziato per l’appoggio che le ha sempre offerto.

Il pomeriggio si è concluso con l’inaugurazione della mostra “Emancipazione Femminile vista attraverso i Giochi Olimpici”, portata nel Salone d’Onore dal Panathlon, in particolare dalla sua ideatrice e curatrice, la Prof.ssa Adriana Balzarini, che l’ha brevemente illustrata ai presenti.

La mostra è nata grazie ad una meticolosa ricerca sulle atlete che hanno fatto la storia delle Olimpiadi, estive e invernali, le cui storie sono state raccolte in una quarantina di pannelli.